Masserie del Sud

di Rocco Biondi

Villa Castelli 1997


Introduzione

Pezza della Corte, Abate Carlo, Antoglia, Carnevale, Eredità, Fallacchia, Monte Scotano, Puledri, Renna, San Barbato, Sant'Eramo, Tagliavanti

Note

Glossario





LE MASSERIE

Le masserie hanno svolto, fino a tempi a noi molto prossimi, un ruolo fondamentale nell'economia agricola della civiltà contadina, prima che questa fosse soppiantata dalla civiltà industriale. Un discorso sulle masserie, pertanto, richiede uno studio approfondito ed articolato, che comunque, non è l'obiettivo che ci si prefigge con questo studio (1), che vuole essere semplicemente un primo contributo per la catalogazione delle masserie del territorio di Villa Castelli, finora mai studiate.


Masseria Pezza della Corte

Nello strumento con il quale il duca di Monteiasi, Gioacchino Ungaro, comperò dal Regio Fisco Allodiale di Napoli, dal quale erano stati incamerati i beni del feudo di Francavilla dopo la morte di Michele Imperiali, vi è una dettagliata descrizione della masseria di Pezza della Corte.

Trascriviamo integralmente, la descrizione che viene fatta all'inizio dell'atto notarile (2): Il suddetto Regio Signor Amministratore asserisce in detta nostra presenza, di avere, tenere, e possedere il Regio Fisco Allodiale in Feudo di questa Città di Francavilla una Masseria nominata la Pezza della Corte, consistente in terreni fattizzi, e macchiosi, vasi d'acqua, corti, abbitato, animali grossi, e minuti, attrezzi rurali, capitanie di vittovaglie, e tutto quanto trovasi compreso nell'attuale affitto di detta Masseria, appresso le olive dell'Antoglia, di Fallacchia, il Giardino di S. Eramo, le vigne de Grottagliesi, e li terreni di Perito, S. Barbato, e Scannato, li terreni, ed olivi di Fallacchia, le terre di S. Barbato, e le vigne de Grottagliesi da Levante, li terreni de Scannati, dell'Antoglia, vigne de Grottagliesi, e Parco di Renna, e Sciajani da Tramontana, li beni di detta Masseria dell'Antoglia da ponente, ed altri confini.

La masseria Pezza della Corte, ormai scomparsa, era localizzata a circa due chilometri e mezzo a sud-est di Villa Castelli, sulla strada vecchia vicinale Grottaglie-Francavilla. Di essa rimane oggi solamente una piccola traccia di muri. Si è invece conservato il toponimo Pezza la Corte, riportato anche dalla cartografia ufficiale.


Masseria Abate Carlo

La masseria Abate Carlo è situata a nord di Villa Castelli, a circa due chilometri e mezzo. Si arriva lasciando la strada provinciale per Ceglie Messapica e immettendosi sulla strada vicinale Abate Carlo. Altezza m 302 s.m.

La struttura, con ingresso esposto a levante, è costituita da case di abitazione a piano terra e primo piano, in pietra calcarea, con copertura a volte a stella, da magazzini, aia, cisterna. In epoca piuttosto recente sono stati aggiunti altri locali per l'allevamento dei bovini.

Come risulta dal Nuovo Catasto Terreni dell'Ufficio Tecnico Erariale di Brindisi, i proprietari, andando a ritroso nel tempo, sono stati: i fratelli Calianno (Vitantonio, Giosuè, Pietro fu Oronzo), Greco Maria Lucia fu Giovanni, Calianno Oronzo Martino fu Vito, Miccoli Grazia, Greco Giovanni, proprietario quest'ultimo nel 1933, anno dell'impianto catastale.


Masseria Antoglia

La masseria dell'Antoglia si trova a due chilometri a sud di Villa Castelli. Si arriva lasciando la provinciale per Francavilla immettendosi, voltando a destra, su una delle più importanti vie di transumanza per gli animali da pascolo, la strada vicinale Antoglia, la quale a sua volta va ad innestarsi sulla strada vecchia vicinale Grottaglie-Francavilla. Altezza m 180 s.m.

E' strutturata in vari edifici, che si estendono complessivamente per circa 170 metri e si affacciano tutti sulla strada antistante. Ognuno di essi era o è tuttora adibito a funzioni specifiche. La casa a forma di torre merlata (probabilmente edificata alla fine del Cinquecento), è, presumibilmente, l'originario nucleo insediativo, caratterizzato da efficaci strutture difensive; l'ala nuova fu costruita nell'Ottocento ed è stata sempre adibita ad abitazione. Il grande capannone, costruito nel Settecento, veniva e viene usato per la conservazione della paglia e la custodia di traini e macchine agricole; originariamente era coperto con tegole di cotto. Il palmento fino a non molti anni fa è stato usato per la pigiature delle uve, non solo dai proprietari, ma anche dagli agricoltori della zona. Le case dei coloni furono costruite all'inizio dell'Ottocento, quando i terreni della masseria cominciarono ad essere concessi in enfiteusi o venduti, dando così origine alla frantumazione, che, a sua volta, porterà al progressivo abbandono e all'attuale deterioramento delle grandi strutture abitative. Nella prima metà del Settecento alla struttura originaria furono accorpati il frantoio, le stalle e la neviera.

La masseria dell'Antoglia, come quasi tutte le altre masserie, nel momento della sua massima produttività era un centro autonomo, come testimonia la presenza del forno, del frantoio, del mulino, della cappella. Le fabbriche e i servizi della masseria dell'Antoglia rappresentano magnifici esempi di architettura spontanea rurale che si rivela dalla particolare cura riposta, ad esempio, nella costruzione della porta, in pietra di mazzaro ben squadrata e rifinita, dalla quale si accede al giardino; altrettanto notevoli e degni di menzione sono il pozzo con abbeveratoio, la colombaia sul tetto della torre, la foggia per la raccolta delle acque piovane, le mensole paralupi che sovrastano il lungo muro che fa da recinzione alle corti a mezzogiorno della masseria.

Il toponimo Antoglia richiama la famiglia De Nanteuil (italianizzatasi in Nantolio, Antoglia, Antoglietta), che all'epoca della dominazione angioina aveva avuto il possesso feudale della zona.

Da alcuni documenti, fondamentali per la storia del territorio di Villa Castelli, riportiamo alcuni brani significativi sulla masseria dell'Antoglia.

Nella Platea di Francavilla dell'anno 1727, nella parte dove vengono descritti i beni che possedeva il principe Imperiali, si legge: Possiede una massaria nominata la Masseria dell'Antoglia, di terreni fattizzi, e macchiosi con chiusura di olivo, abitato, con due torri, e case sottane, e soprane, cappella, curti, suppenne, case di paglia, cucina, vigne parietate, niviera, vasi di acqua, ed altri membri (3).

E qualche foglio più avanti si legge ancora: La presente Massaria dell'Antoglia è burgensatica pervenuta a questa Principal Corte, cioè parte in virtù di compra da Claudio Bottari di Francavilla sotto li 18 luglio 1635 in virtù d'Istrumento per mano di notaro Cataldo Caforio delle Grottaglie, copia del quale in tomo 97 folio 233 e parte in virtù di vendita subasta, fatta ad istanza della magnifica Università di Francavilla d'ordine del S.R.C. in virtù dell'Istrumento per mano di notaro Giuseppe Calafai di Francavilla sotto il 17 aprile 1655, copia in tomo 97 folio 221 e seguenti, e tomola due, e stoppelli due, e mezzo incorporate in detta Massaria pervenuti in virtù di compra da Irene, e Cornelia S. Marco delle Grottaglie, sotto il 26 settembre 1655 per Istrumento per mano di Notaro Giovanni Antonio Teofilato di Francavilla, copia del quale in Archivio nel suddetto tomo 97 folio 31 (4).

In un documento, di nove anni successivo alla stesura della Platea di Francavilla, datato 28 agosto 1736, troviamo una descrizione minuziosa di alcune migliorie apportate in quegli anni nella masseria dell'Antoglia. Si tratta dell'Inventario, fatto redigere da Michele Imperiali al notaio Francesco Tommaso Chiarello, di tutti i beni immobili oggetto dei disposti maggioraschi, non solo acciocché si possa venire in cognizione delli stabili acquistati da detto eccellentissimo signor marchese, ma anche per registrare tutti i miglioramenti, sia nei fabbricati che nelle colture, che egli aveva via via fatto fare nei suoi possedimenti (5).

Si legge nel documento: Detto eccellentissimo signor marchese ave ancora migliorato la massaria nominata dell'Antoglia, con averci fatto piantare orta venti tre di vigne circa di diversi sorti d'uva, cioè inganno, muscatello, muscatellone, verdea, zacarese ed altra sorte d'uva comune, e fattoci ancora dentro quantità di colmoni d'olivo e fattoci costruere ancora una niviera.

Detto eccellentissimo signor marchese ave ancora migliorato la detta massaria dell'Antoglia, con aver fatto svellere le vigne vecchie e fattoci piantare magliole d'olivo da numero trecento in circa.

Ancora ave migliorato la suddetta massaria dell'Antoglia, con averci fatto piantare da numero trecento in circa colmoni d'olivo e fattone formare due chiusure, quali sono contigue e tali due chiusure si chiamano le chiusure delli Colmoncelli.

Detto eccellentissimo signore ave migliorato la suddetta massaria con aver fatto annettare una fossa d'acqua, la quale stava affocata, per lo quale miglioramento vi corse non poca spesa, quali miglioramenti tutti appariscono e si legono dalle significatorie dell'erarii e libri del Scagno di detta principale Corte di Francavilla alli quali... (6).

Il primo Inventario fu integrato, due anni dopo, da un altro elenco, datato 9 giugno 1738. Anche in questo secondo inventario si rinvengono notazioni interessanti sulla masseria dell'Antoglia. Vi si legge: Ratificando in primo luogo l'inventario sudetto rogato per mano di me sudetto notaro Chiarello si aggiunge che detto eccellentissimo signor marchese, oltre le migliorie e spese fatte nella massaria dell'Antoglia in feudo di Francavilla, che si sono annotate in detto inventario, ci have fatto, in detta massaria dell'Antoglia, ancora costruere ed edificare un casone lungo ad uso d'arsenale e dietro detto casone, quanto corre il medesimo, le stalle ed anche un casone grande appresso la niviera, per rimetterci la neve prima di buttarsi nella niviera (7).

E per finire trascriviamo dal Catasto generale della Terra di Francavilla, redatto negli anni 1753-1754, la parte riguardante i beni intestati all'Eccellentissimo Signor Principe di questa Terra, Michele Imperiali. Sono indicati i fabbricati, la superficie dei terreni suddivisi per colture, i confini, la quantità delle piante e degli animali, la stima reddituale di tutti questi beni.

Di più possiede una masseria nominata dell'Antoglia, consistente in curti capanne, due torri, case sottane, e soprane di paglia di merci, vasi d'acqua, ed altri membri, ed in tomola due cento cinquanta nove di terre semenzabili, e sette cento ottanta macchiose, giusta l'olive di detto Ecc.mo Signor Principe dette delli Colmoncelli de levante, e scirocco, il Ponte detto di Monte Scotano da tramontana, ed altri stimata di rendita per annui cinquecento venti due ducati, e grana quaranta.

In detta Masseria vi è una piantata d'olive detta li Colmoni dell'Antoglia d'alberi n.° 1240; ed altre magliole, giusta i beni di Tommaso Martina da ponente, altri beni di detto Ecc.mo da tramontana, scirocco, e levante, apprezzata di rendita per annui cento venti quattro docati.

Un altra piantata detta delle Vigne con n.° 1040 alberi d'ulivo, giusta altri suoi beni da tutti i lati, apprezzata docati cinquanta sette, e grana venti.

Ed una chiusa murata a crudo con n.° 346 colmoni non arrivati a frutto, e moltissimi termiti, apprezzata di rendita per annui docati otto, e grana novanta due.

E finalmente in detta Masseria dell'Antoglia vi sono l'infrascritti animali:

- Bovi di carretta para tre, liquidati di rendita ut ex fide per annui ducati .... 18

- Bovi aratorj para quattro, d'annua rendita ducati .... 20

- Vacche di campo n.° sessant'uno d'annua rendita ducati .... 122

- Giumente n.° quattro d'annua rendita ducati .... 16

- Pecore di frutto n.° 624 d'annua rendita ducati .... 93:60

- Capre n.° 373 d'annua rendita ducati .... 37:30

In tutto ducati ............. 306:90 (8).

Al margine sinistro del foglio sopra trascritto è aggiunta la seguente interessante annotazione: Si nota, come la contrascritta Massaria con tutti i contrascritti territori è stata venduta a D. Onofrio Tanzarella di Ostuni come dalle subaste (9).

Nel 1907 presso la masseria Antoglia fu istituita una stazione di ricognizione catastale. Dalle indicazioni monografiche del punto trigonometrico risulta che l'oggetto che identificava il punto era un pilastrino in muratura sulla gabbia della scala esistente sulla terrazza della masseria e che il proprietario della masseria era Carmelo Colucci di Brindisi (10). In quella occasione furono eseguiti pianta e prospettino visto da ovest.

Del nucleo centrale della masseria Antoglia, andando a ritroso fino all'impianto del Nuovo Catasto Terreni, proprietari sono stati: i fratelli Martino e Angela Miccoli, Colucci Carlo fu Martino di Martina Franca, Colucci Carlo fu Alfonso, Colucci Alfonso fu Carlo.


Masseria Carnevale

La masseria Carnevale si trova a quattro chilometri e mezzo, a sud di Villa Castelli, in prossimità della Via Appia (S.S. n. 7), sul tratto Francavilla-Grottaglie; vi si accede dalla strada vicinale Cicoria. Altezza m 156 s.m.

La struttura della masseria, che ha l'ingresso esposto a mezzogiorno, si configura come un palazzotto urbano, che prende le distanze dalla tradizionale architettura rurale e prefigura il casino, casa signorile di campagna, della fine del secolo scorso.

Attualmente la casa della masseria è disabilitata ed in stato di abbandono.

Proprietari sono stati, risalendo indietro nel tempo fino all'impianto del catasto: i fratelli Miccoli Orazio e Anna Teresa fu Ciro, Miccoli Ciro fu Angelo Raffaele, Cavallo Grazia fu Oronzo Vito vedova Santoro, Abatematteo Saverio di Pasquale Vincenzo, Abatematteo Vincenzo Francesco.


Masseria Eredità

La masseria Eredità è situata a sud-ovest di Villa Castelli, a due chilometri e mezzo. Vi si accede lasciando la strada provinciale Villa Castelli-Grottaglie in prossimità della vicinale Eredità-Antoglia. Altezza m 187 s.m.

La struttura, con ingresso esposto ad occidente, è del tipo a corte con case di abitazione, magazzini, stalle. Ha subito nel tempo alterazioni e trasformazioni.

Anche presso la masseria Eredità fu localizzata nel 1907 una stazione di ricognizione catastale, identificando il punto trigonometrico nell'alto fumaiolo presso lo spigolo nord est del terrazzo e indicando come proprietario di essa Cavallo Angela di Ceglie (11). Furono eseguiti pianta e prospettino visto da nord.

Proprietari sono stati, andando a ritroso nel tempo: D'Urso Francesco di Giovanni, Chirulli Antonia fu Giuseppe vedova Semeraro, Palazzo Domenico fu Antonio, Cavallo Maria Cosima, Cavallo Angela Catalda fu Vito Oronzo.


Masseria Fallacchia

La masseria Fallacchia è situata a sud-est di Villa Castelli, a circa due chilometri e mezzo, a sinistra della strada provinciale per Francavilla Fontana. Altezza m 175 s.m.

La struttura antica, con l'ingresso esposto a mezzogiorno, è del tipo a corte chiusa. Sul lato destro dell'ingresso è incorporato un locale, già adibito a cappella. Sono evidenti elementi di fortificazione, quali il muro di cinta, la feritoia ed i ballatoi.

La struttura moderna, composta di più locali, è stata ed è tuttora adibita a casa di abitazione.

Nella vecchia masseria lo scrittore-commediografo francavillese Girolamo Bax ambientò la farsa dialettale Niccu Furcedda. All'inizio del primo atto si legge infatti: La scena è nella masseria di Fallacchia nel tenimento di Francavilla. Costumi del secolo XVIII (12).

Nel Catasto generale della Terra di Francavilla, formato negli anni 1753-1754, troviamo fra le proprietà di Alessandro Scazzari, dottore in legge di anni 67, la seguente descrizione abbastanza particolareggiata dei fabbricati, terreni, confini e beni appartenenti alla masseria Fallacchia.

E più possiede una Masseria nominata Fallacchia consistente in Case di abitazione soprane e sottane, case di paglia, capanne, aia, giardino, ed altri membri, e con tomola quattro di terre saccili con acquaro, e alberi cinquanta di ulivi soggetti a decima, e foresta a detta Principal Camera, giusta la via suddetta per la masseria dell'Antoglia di scirocco, altri suoi beni dall'altre parti, e tomola cento cinquant'uno di terre macchiose per uso di pascolo, soggette similmente al jus di decima, e foresta a detta Pricipal Camera con dentro molti termiti spurgati, colmoni, ed alcuni alberi di ulivi dispersi, presso li beni della Principal Camera da tramontana, e levante, beni di Agostino Tagliavanti similmente da levante, ed altri confini, stimata la rendita per annui docati sessant'otto, e grana novanta.

Tiene in detta Masseria l'infrascritti animali:

Bovi di Carretta n.° quattro, liquidata la rendita ut ex fide per annui docati dodeci

Bovi aratori n.° diece, liquidata la rendita per annui docati venti cinque

Vacche n.° sette, liquidata la rendita per annui docati quattordeci

Una giumenta liquidata la rendita per annui docati quattro

Una somara, liquidata la rendita per annui carlini quindici

Pecore di frutto n.° cento cinquanta, liquidata la rendita per annui docati venti due, e mezzo

Capre di frutto n.° venti cinque liquidata la rendita per annui carlini venti cinque (13).

Con rilievo del 1907, presso la masseria Fallacchia, fu istituito un punto trigonometrico per la triangolazione catastale. Nella scheda monografica vi è l'indicazione che l'oggetto che identifica il punto è l'asse dell'alto fumaiolo esistente sul tetto della masseria. Inoltre è data l'indicazione che proprietario del luogo era il cavalier Luigi Vergaro di Lecce (14). Furono anche eseguiti pianta e prospettino visto da sud.

Nel Nuovo Catasto Terreni la masseria Fallacchia è divisa in due partite. Della prima risulta essere proprietaria Argentieri Angela di Giovanni maritata Calavita; della seconda partita risulta intestatario Elia Luigi di Erminio Antonio.


Masseria Monte Scotano

La masseria Monte Scotano è situata a meno di un chilometro e mezzo a nord di Villa Castelli. Vi si accede lasciando la strada provinciale per Ceglie, dopo aver superato la foggia di Monte Scotano, e immettendosi sulla strada vicinale Monte Scotano II.

La struttura, con ingresso esposto a mezzogiorno, è formata da case di abitazione a piano terra e primo piano, in pietra calcarea, con volte a stella, da depositi, corti, pozzi e neviera. Recentemente sono stati aggiunti altri locali per l'allevamento dei bovini.

La denominazione Monte Scotano appartiene alla toponomastica greca della regione. Deriva dal termine greco scoteinós (da scótos = oscurità), che significa oscuro, avvolto nelle tenebre. potrebbe essere in relazione con il fatto che, anche ai nostri giorni, il rabbuiarsi di questo monte è segno di pioggia.

La casa della masseria, che si trova ad una altezza di m 292 s.m., è collocata sulle pendici del Monte Scotano, la cui cima dista da essa 300 metri e sta più in alto di 34 metri.

Nella Platea di Francavilla del 1727 questa masseria era annoverata fra i beni appartenenti agli Imperiali. Possiede un Parco nominato di Montescotano, che consiste in tomola ottantaquattro in circa terre, cioè ottanta macchiose, e quattro aperte con casa terragna, curti dirute, due fosse di acqua, grotta, ed in alcuni alberi di olivo e nivera con casa sopra la medesima ed un casone lungo ad uso arsenale (15).

E qualche rigo più avanti si legge la seguente nota, assai importante per la storia della masseria: il quale Parco è burgensatico pervenuto a questa Principal Corte in virtù di compra del clerico Abate Decio Nigro di Ceglie, in virtù d'istrumento per mano di notaro Giuseppe di Leo della Torre sotto li 18 febbraro 1628, copia del quale in archivio tomo 95 folio 237 e poi fattosi a spese di questa Principal Corte una casa sopra la suddetta niviera, ed un casone lungo ad uso d'arsenale (16).

Quest'ultima annotazione è ripresa nell'Inventario redatto nel 1736 per Michele Imperiali dal notaio Francesco Tommaso Chiarello. Detto eccellentissimo signore ave migliorato il parco nominato di Monte Scotano, con averci fatto costruire una niviera e sopra la suddetta niviera una casa e fottoci costruere anco un casone lungo ad uso d'arsenale (17).

In anni a noi più vicini è stato costruito il bel casino residenziale situato immediatamente al di sotto della masseria.

Proprietari della masseria Monte Scotano sono stati: Caliandro Isabella, Caliandro Francesco fu Angelo e Caliandro Angelo fu Cosimo.


Masseria Puledri

La masseria Puledri è situata a due chilometri e mezzo a nord-est di Villa Castelli. Si arriva dalla strada vicinale Puledri, dopo aver lasciato la via provinciale per Ceglie. Si trova all'altezza di m 266 s.m.

La struttura in pietra calcarea, con ingresso esposto a levante, è composta da un piano terra ed un primo piano, con copertura a volte a stella. La copertura esterna è del tipo a falde spioventi con coppi.

Sull'architrave della finestra centrale del piano superiore è incisa la data 1797.

La denominazione deriva dalla funzione originaria della masseria, già fiorente stazione di un rinomato allevamento di equini.

Questa masseria è tuttora abitata. Le stanze sono arredate in modo rustico, ma nello stesso tempo lezioso. In essa si conservano molti mobili di stile rustico, che sono stati molto comuni nelle case contadine fino a non molti anni fa: cassettoni, cassapanca, culla.

Proprietari della masseria Puledri sono stati, andando a ritroso fino all'impianto: Epifani Francesca, Caliandro Graziae Maria fu Pietro, Caliandro Tommaso, Caliandro Pietro fu Tommaso.


Masseria Renna

La masseria Renna si trova a circa un chilometro e settecento metri ad est di Villa Castelli, ad un'altezza di m 260 s.m.

La struttura, con ingresso ad oriente, è del tipo a corte chiusa, ed è certamente nata su di un progetto ben articolato in tutte le sue parti e funzioni. Intorno al cortile interno, rettangolare, si sviluppano le abitazioni, le stalle, i depositi, il focolare, il trappeto.

La costruzione è interamente in pietra calcarea. La copertura esterna è del tipo a falde spioventi con coppi, quella interna a volte a botte e a stella. Un bell'esempio di architettura rurale è anche il pozzo, con abbeveratoi, addossato al muro di settentrione.

La denominazione deriva dal cognome di un proprietario originario; dei Renna a Francavilla, infatti, si ha notizia in documenti fin dall'inizio del Trecento.

Nella Platea di Francavilla del 1727 si legge che in quegli anni proprietario di questa masseria era il principe Imperiali. Possiede un Parco boscoso, e macchioso nominato il Parco di Renna, con case, curti, vasi di acqua, ed altri membri... Il quale parco di Renna è burgensatico pervenuto a questa Principal Corte da Renna, Antoniello, e Francesco Cavallo, Padre e figli di Ceglie in virtù d'istrumento per mano di notaro Giuseppe di Leo della Torre S. Susanna sotto li 14 settembre 1607, e sotto li 18 settembre 1622. Copia in tomo 100, folio 187 e 608 (18).

Una stazione di ricognizione catastale fu fissata nel 1907 anche presso la masseria Renna. Il punto trigonometrico fu identificato nell'asse del fumaiolo posto sul tetto del lato est. In quella occasione, come per altre masserie interessate, furono eseguiti pianta e prospettino. Proprietaria del luogo era allora Margherita Concetta (19).

Nel Nuovo Catasto Terreni la masseria Renna è intestata a Carissimo Donatella, proveniente da Carissimo Agostino fu Alessandro.


Masseria San Barbato

La masseria San Barbato si trova a cinque chilometri e mezzo a sud di Villa Castelli. Per arrivarvi bisogna lasciare la Grottaglie-Francavilla, Via Appia (S.S. N. 7), al Km 679,500, nei pressi della Cappella San Cataldo, e imboccare la strada vicinale che va a sud. Altezza m 152 s.m.

La struttura è del tipo a corte. Originariamente l'ingresso era dal sud e vi si accedeva attraverso un grande portale ad arco, isolato dalle costruzioni. Attualmente gli ingressi sono dal nord.

Il toponimo San Barbato deriva dall'antica devozione per quel santo, al quale in Oria nel Medioevo era dedicato un monastero di suore benedettine. Fino a pochi anni fa nella masseria vi era na cappella dedicata a San Barbato, ora è stata trasformata ed adibita ad abitazione.

Nel Catasto generale della Terra di Francavilla, redatto negli anni 1753-1754, la masseria è iscritta fra i beni del Convento dei Minimi di San Francesco di Paola di Grottaglie. Possiede in feodo di questa Terra nel luogo detto di Monte di Pirito una masseria consistente in casamento, curti, vasi di acqua, ed altro, ed tumola centosessantaquattro di terre semenzabili, e tomola cento macchiose, nominata detta Masseria di S. Barbato, decimata al monastero di detto Santo d'Oria, giusta i beni di Francesco Lotto da scirocco, e ponente, macchie di questa principal Camera da levante, terre del Dr. Francesco Farina, e via pubblica per le Grottaglie da tramontana, stimata di rendita in annui docati duecento nove, e carlini quattro (20).

Anche presso la masseria San Barbato nel 1907 fu fissata una stazione di ricognizione catastale, indicando come punto trigonometrico l'asse del fumaiolo più alto della masseria. Furono eseguiti pianta e prospettino visto da nord.

Nel Nuovo Catasto Terreni la masseria San Barbato è intestata a Cavallo Giovanni fu Francesco. Proprietari precedenti sono stati Cavallo Francesco, Scialpi Annunziata fu Giuseppe Vito maritata Cavallo, proprietaria all'impianto.


Masseria Sant'Eramo

La masseria Sant'Eramo si trova a sud sud-est di Villa Castelli, a circa quattro chilometri e mezzo. Si può arrivare dalla Grottaglie-Francavilla, Via Appia (S.S. N. 7), dalla quale la masseria dista circa 750 metri a nord, lasciandola al Km 682,500. Altezza m 160 s.m.

La struttura, con ingresso esposto a levante, è di tipo a corte chiusa. La funzione principale svolta da questa masseria è stata quella di palmento, per la pigiatura delle uve.

Una struttura particolare ha il focolare che ha la focagna al centro della stanza in una depressione concava; l'ingresso è sovrastato da una lunetta aperta, la volta è a padiglione, vi sono nicchie e mensole ai quattro lati. In esso ci si raccoglieva per scaldarsi nelle giornate fredde, nei momenti di sosta dal lavoro.

Sul portone d'ingresso alla masseria, su di una lapide murata, vi è inciso: A.D. 1796.

Il toponimo Sant'Eramo, corruzione da Sant'Erasmo, deriva dalla devozione a questo santo praticata nella zona nel Medioevo.

Nella Platea di Francavilla del 1727 questa masseria è annoverata fra i beni di Michele Imperiali. Possiede un Giardino di alberi comuni con torre, casa sottana, vasi di acqua, palmento diruto, ed altri membri nominato il Giardino di S. Eramo appresso le terre della Masseria di questa Principal Corte nominata la masseria di Grani, e le terre della Masseria del Dott. Alessandro Scazzeri nominata di Fallacchia da tramontana, le vigne del Dott. Francesco Maria Basile di levante, li terreni paludosi con albero di pioppo chiamato lo Padano della suddetta Masseria di Grani, e le vigne del Canonico D. Rinato Farina da ponente, la strettola delle vigne del D. Geronimo Benadducci da scirocco, ed altri... lo stesso pervenuto in virtù di compra da suore Laura Marino di Taranto sotto li 19 dicembre 1585 per istrumento per mano di notaro Francesco Giovi di Taranto, copia del quale in archivio in tomo 97, folio 38, ed è renditizio di decima alla Badessa di Oria (21).

Attualmente la masseria è in abbandono.

Nel Nuovo Catasto Terreni il fabbricato rurale della masseria Sant'Eramo occupa due particelle: la prima è intestata a Grottoli Salvatore fu Salvatore, la seconda ad Alfeo Maria Francesca maritata Vestita. All'impianto proprietario era Grottoli Salvatore fu Cosimo.


Masseria Tagliavanti

La masseria Tagliavanti è situata a tre chilometri e mezzo a sud-est di Villa Castelli, sulla strada provinciale per Francavilla Fontana. Altezza m 168 s.m.

La struttura, con l'ingresso esposto a levante, è del tipo a corte, con case di abitazione, depositi, corti ed aia.

Sono presenti elementi di fortificazione: la torretta sul portone d'ingresso, il muro di cinta, i contrafforti. Parte della copertura, da alcuni anni, è crollata.

La denominazione deriva dal cognome di un ricco proprietario terriero francavillese, che l'affrancò nel Settecento: Tommaso Tagliavanti.

Nel Nuovo Catasto Terreni il nucleo fondamentale del fabbricato rurale della masseria Tagliavanti è intestato a Caliandro Vito Antonio. Andando a ritroso nel tempo, fino all'anno dell'impianto, proprietari sono stati: Caliandro Grazia e Maria, Caliandro Vito fu Pietro, Caliandro Tommaso fu Pietro, Caliandro Pietro fu Tommaso.




NOTE

(1) Per una definizione articolata ed approfondita della masseria si rimanda alle pagine, ed in particolar modo agli editoriali, della rivista Riflessioni - Umanesimo della Pietra, edita in Martina Franca e diretta da Domenico Blasi. Ha una periodicità annuale, a partire dal 1978, ed ha come suo obiettivo fondamentale lo studio delle masserie.

(2) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Protocollo... cit., f. 58 r/v.

(3) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Platea dell'ex Feudo di Francavilla Fontana dell'anno 1727. Iussi e beni feudali e burgensatici che possiede la Principal Corte di Francavilla in territorio di detta Terra, f. 405 v. Si fa notare che, per risolvere alcuni problemi di scrittura, oltre alla copia della Platea dell'Archivio di Stato di Brindisi, si è anche consultato la copia della stessa Platea, nell'archivio privato dell'arch. Antonio Carissimo di Francavilla Fontana.

(4) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Platea... cit., f. 407 r.

(5) Inventarium, seu annotatio bonorum ad instantiam eccellentissimi Domini Michaelis Imperiali Marchionis Uriae. Il documento è stato integralmente riprodotto da F. RAGIONE, Terre, trasformazioni agrarie e prezzi del Principato di Francavilla negli anni 1736-38, in Studi di Storia Pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, Galatina, 1977, Vol. V, pp. 429-490.

(6) F. RAGIONE, op. cit., pag. 434.

(7) Anche questo Inventarium bonorum stabilium eccellentissimi domini D. Michaelis Imperiale Uriae Marchionis è in F. RAGIONE, op. cit., pp. 478-479.

(8) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Catasto generale della Terra di Francavilla, 1753-54, Vol. II, ff. 1174-1175.

(9) Ibidem

(10) UFFICIO TECNICO ERARIALE DI BRINDISI, Registro monografie, 1907, pag. 1.

(11) Ibidem, pag. 13.

(12) G. BAX, Niccu Furcedda - Farsa pastorale del XVIII secolo in vernacolo salentino, Firenze, 1964.

(13) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Catasto generale..., cit., vol. I, ff. 39/40.

(14) UFFICIO TECNICO ERARIALE DI BRINDISI, Registro..., cit., pag. 14

(15) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Platea..., cit., f. 407 r.

(16) Ibidem, f. 407 v.

(17) F. RAGIONE, op. cit., pag. 434.

(18) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Platea..., cit., f. 407 v.

(19) UFFICIO TECNICO ERARIALE DI BRINDISI, Registro..., cit., pag. 32.

(20) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Catasto generale..., cit., vol. III, pag. 1632.

(21) ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI, Platea..., cit., f. 412 v.




GLOSSARIO

Vocaboli poco noti, antiquati, d'uso particolare o dialettali

presenti nel testo

Acquaro sm. Grande cisterna (ROHLFS, v. acquaru).

Allodiale agg. Di allodio.

Allòdio sm. Nell'età feudale, possesso di beni immobili pieno e assoluto, immune da ogni soggezione feudale o statale; contrapposto a feudo (GABRIELLI).

Arsenàle sm. Luogo n cui si raccolgono disordinatamente oggetti di diversa natura (GARZANTI).

Burgensàtico agg. Nella storia del diritto sinonimo di allodiale: beni burgensatici (TRECCANI).

Capitànie sf. pl. Scorte, animali e strumenti che il padrone di un podere dà al fittavolo (GIGANTE, ROHLFS).

Carlino sm. Moneta d'oro, coniata per la prima volta nel 1278 da Carlo I d'Angiò; valeva 14 carlini d'argento; il carlino d'argento fu in seguito molto imitato, con vario valore, fino alla fine del secolo scorso (DEU).

Casino sm. Casa signorile di campagna (TRECCANI).

Catàsto sm. Inventaro generale che uno Stato fa, attraverso i comuni e le provincie di tutti beni immobili (case e terreni) dei cittadini, con l'indicazione del proprietario, la descrizione dei beni, la stima del loro valore ecc., al fine di applicare le imposte stabilite dalla legge (GABRIELLI). Gli atti del catasto sono conservati dagli Uffici Tecnici Erariali (U.T.E.), che dipendono dal Ministero delle Finanze. Il catasto è attualmente suddiviso in: nuovo catasto edilizio urbano (N.C.E.U.), in cui sono censiti i singoli fabbricati urbani e le loro aree pertinenziali; nuovo catasto terreni (N.C.T.), in cui sono censiti i terreni ed i fabbricati rurali (DIZIONARIO GIURIDICO).

Chiusúra sf. Podere cinto da muri a secco, campo chiuso (ROHLFS).

Colmone sm. Tronco dell'olivo senza radici e spogliato di tutti i rami per essere trapiantato in altro luogo, anche pezzo del tronco che si trapianta (ROHLFS, curmune). Talea, ceppatella (GIGANTE, v. curmone).

Corte sf. Ovile, recinto per animali (ROHLFS, v. curte). Ovile, recinto per tenere al riparo il gregge di notte (GARRISI, v. curti).

Curti v. Corte

Dècima sf. Decima parte del raccolto, del prodotto netto della terra, del reddito di altre attività, pagate, secondo i tempi e popoli, come tributo al privato proprietario, al signore feudale, allo stato, alla chiesa (TRECCANI).

Ducato sm. Moneta d'oro coniata per la prima volta (1140) da Ruggero II di Sicilia e in seguito introdotta in altri stati; poi unità monetaria (d'argento) del regno di Napoli, pari a 4,25 franchi oro e divisibile in 100 grani (DEU).

Enfitèusi sf. Cotratto mediante il quale il proprietario (direttàrio) d'un fondo concede in perpetuo o a tempo determinato (non meno di vent'anni) ad altra persona (enfitèuta) il godimento pieno di esso, con l'obbligo di migliorarlo e di pagare un contributo annuo (cànone) in denaro o in derrate (GABRIELLI). L'enfiteusi può risolversi in proprietà dopo almeno venti anni, mediante il pagamento di una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo (DEVOTO-OLI). L'enfiteusi si estingue anche per affrancazione, che è il diritto potestativo che conferisce all'enfiteuta il potere di acquistare la proprietà del fondo mediante il pagamento di una somma di denaro pari a quindici volte l'ammontare del canone (DIZIONARIO GIURIDICO).

Fattizza sf. Prato; terreno lasciato incolto per la normale rotazione agraria e, perciò, temporaneamente adibito a pascolo (GARRISI).

Fattizzu agg. Non coltivato, però coltivabile (ROHLFS).

Fèudo sm. 1. Istituto caratteristico del Medio Evo germanico cristiano, fondato sulla concessione (beneficio) da parte del sovrano ad un fedele (vassallo) di uno o più diritti (immunità) su un determinato territorio. 2. Il territorio sottoposto alla giurisdizione di un feudatario, proprietà feudale (DEVOTO-OLI).

Fisco sm. Erario pubblico a cui si devolvono i tributi, il ricavato delle condanne pecuniarie, le eredità di coloro che muoiono senza eredi legittimi o testamentari (ZINGARELLI). Specialmente nelle locuzioni porre nel fisco, incamerare nel fisco, confiscare (TRECCANI).

Focagna sf. Focolare; piano in cui si accende il fuoco a legna per riscaldarsi e per cucinare.

Fòggia sf. Fossa profonda, ampia buca scavata nella terra (GARRISI). Grande cisterna scoperta (ROHFLS).

Frantoio sm. Macchina o luogo dove si macinano le ulive per farne uscire l'olio.

Grano sm. (pl. grana) Moneta del regno delle Due Sicilie equivalente a quattro centisimi circa; dieci grani = un carlino (DEU).

Magliòla sf. Olivo giovane (ROHLFS, v. magghiola).

Masserìa sf. Nell'uso più comune, l'azienda rurale diretta da un contadino (massaro) secondo il contratto di colonìa parziaria (TRECCANI). La casa colonica abitata dal massaro (GARZANTI).

Mulino sm. Edificio in cui si macinano il grano o altri cereali, e la macchina per tale operazione (ZINGARELLI). Il mulino, detto macina per grano, è costituito da due mole affacciate, di pietra o metalliche, di cui una soltanto ruota intorno al suo asse centrale così che il materiale, scaricato dalla tramoggia al centro della mola superiore, è costretto a passare nello spazio (regolabile) tra le due mole, in cui viene macinato per pressione e per sfregamento (TRECCANI).

Nevièra sf. Grotta, caverna, o costruzione in muratura, in cui si ammassava neve da usare poi d'estate per tenere al fresco cibi e bevande (ZINGARELLI). Ghiacciaia, fossa in cui si conservava la neve (ROHLFS, v. nivèra).

Palménto sm. Ampia vasca per la pigiatura dell'uva e la fermentazione del mosto, in uso nell'Italia meridionale (ZINGARELLI).

Scàgno sm. Ufficio (PALAZZI).

Sopràno agg. Che sta sopra; a primo piano.

Sottàno agg. Che sta sotto; a piano terra.

Stoppello sm. Misura di superficie di circa 9 are [confronta il calabrese stuppiellu 'ottava parte del tomolo'] (ROHLFS, v. stuppieddu).

Strèttola sf. Vicolo, stradetta, viottolo, sentiero, chiassuòlo (ROHLFS, v. strittula). Strettoia, via stretta tra due muri (GARRISI, v. strìttula).

Struménto sm. Atto pubblico, redatto da un notaio secondo le formalità d'uso (in questo significato è frequente la forma istrumento) (TRECCANI).

Suppènna sf. Tettoia, stalla aperta da un lato (ROHLFS, v. suppinna).

Tèrmite sm. Olivastro, olivo selvatico nato da seme, sul quale verrà innestato l'olivo domestico (GARRISI, v. tèrmete).

Tómolo sm. Unità di misura della superficie agraria, in uso, con valore vario, in molti luoghi dell'Italia centro-meridionale (DEVOTO-OLI).

Transumanza sf. Consuetudine caratteristica della pastorizia, soprattutto dell'Italia centrale e meridionale, per la quale i pastori trascorrono con le greggi l'estate nelle regioni elevate, dove le bestie vivono all'aperto in apposito recinto (stazzo), mentre i pastori soggiornano in dimore provvisorie, e in settembre migrano nelle pianure della Capitanata, dell'Agro romano, del Tavoliere delle Puglie, percorrendo apposite vie (tratturi); oggi l'uso del tratturo è molto diminuito e la transumanza avviene in tutto o in parte con autocarri attrezzati (DEU).

Trappéto sm. Frantoio, oleificio (ZINGARELLI).

Vicinàle agg. Detto di strada privata esterna all'abitato e aperta al transito pubblico (ZINGARELLI). Strada vicinale, strada privata di campagna sulla quale è però consentito il passaggio pubblico (GARZANTI).




BIBLIOGRAFIA

dei Vocabolari citati nel glossàrio

GERHARD ROHLFS, Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto), Munchen, 1956-1961, 3 voll.

Dizionario Enciclopedico Universale, Le Lettere, Firenze, 1981

GIACOMO DEVOTO - GIAN CARLO OLI, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Selezione dal Reader's Digest, Milano, 1985, 2 voll.

NICOLA GIGANTE, Dizionario critico etimologico del dialetto tarantino, Piero Lacaita editore, Manduria (TA), 1986

FERNANDO PALAZZI, Novissimo dizionario della lingua italiana, Loescher Editore, Torino, 1986

Vocabolario della lingua italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1986-1994, 4 voll.

Il Grande Dizionario Garzanti della Lingua Italiana, Garzanti Editore, Milano, 1987

ALDO GABRIELLI, Grande dizionario illustrato della lingua italiana, Mondadori, 1989, 2 voll.

ANTONIO GARRISI, Dizionario leccese-italiano, Capone Editore, Cavallino (LE), 1990, 2 voll.

Dizionario Giuridico, II Edizione, Esselibri-Simone, Napoli


Torna a Storie locali

Home Page